Oncologia

L’oncologia concerne lo studio e il trattamento dei tumori, termine con cui vengono genericamente indicate tutte le forme esistenti di cancro.
Il numero dei casi è in constante aumento, aumento dovuto anche alla maggiore diffusione delle tecniche diagnostiche. Secondo i dati del WCRF (World Cancer Research Found), i malati di cancro sono circa il 20 per cento in più rispetto a dieci anni fa, e le previsioni parlano di oltre 11 milioni di malati nel 2030.
Tuttavia, si registra un notevole incremento anche nelle possibilità di cura e sopravvivenza ed attraverso la prevenzione potrebbe evitarsi quasi il 40 per cento dei tumori.
Eisai (con eribulina) rivolge la propria attenzione in particolare ai malati di carcinoma mammario già sottoposti a chemioterapia e che attualmente disporrebbero di opzioni terapeutiche molto limitate, fedele alla propria concezione del farmaco inteso come mezzo per attenuare le sofferenze del paziente di cui si vuole preservare la dignità.
Secondo la filosofia che le è propria, inoltre, sostiene il paziente durante l’intero percorso della malattia, attraverso un approccio multidisciplinare che guarda alla qualità della vita e al benessere psicofisico.
In particolare, attraverso il portale Sempredonna.net offre alle pazienti un punto di riferimento costante e multiforme per ottenere informazioni e confrontarsi con chi vive il medesimo percorso. Per imparare a vivere meglio la malattia.

Tumore
Sintomi e percorso

Il tumore può essere definito un parassita del corpo umano perché si alimenta privandolo dell’apporto nutrizionale. Un parassita peraltro “stupido”, visto che alla lunga fa morire chi lo ospita. Le cellule tumorali non obbediscono ai meccanismi di controllo interno del corpo perché hanno acquistato talmente tante alterazioni da assumere caratteristiche nuove.
Alcune di queste caratteristiche sono responsabili della continua diffusione delle cellule tumorali, a cui i nostri meccanismi di difesa danno la caccia spesso senza successo:

  • la capacità di crescita incontrollata: a differenza dei tessuti sani, in cui la proliferazione cellulare è regolata da reali necessità (per esempio la chiusura delle ferite), il tumore cresce senza alcun controllo;
  • la capacità di invadere i tessuti sani: le cellule del cancro non si fermano se trovano ostacoli, né li spostano; semplicemente li smontano, poiché producono sostanze chimiche capaci di demolire tessuti e barriere;
  • la capacità di dare metastasi, cioè di formare colonie di cellule in altre sedi, distanti dall’origine del tumore.

In tutti i casi, in seguito alla moltiplicazione tumultuosa delle cellule tumorali, prima o poi se ne formano varianti più aggressive, di solito con un potenziale distruttivo più alto. Ecco perché un tumore che magari ha risposto per molti mesi ai trattamenti eseguiti, a un certo punto può smettere di farlo.
Una volta che la cellula tumorale è uscita dai suoi confini naturali, penetra liberamente nei capillari e nei vasi linfatici. Molte cellule tumorali sono in grado di produrre sostanze (i fattori angiogenetici) che favoriscono lo sviluppo di nuovi capillari capaci di assicurare nutrimento al tumore in crescita.
I tumori maligni possono uscire dai loro confini in tre modi diversi:

  • per diffusione diretta locale;
  • attraverso i vasi linfatici;
  • attraverso i vasi sanguigni.

Fattori di rischio

Alcune sostanze sono provatamente associate allo sviluppo di una patologia tumorale:

  • tabacco (fumo di sigaretta, pipa, sigaro, tabacco inalato, fumo ambientale e passivo);
  • sostanze chimiche presenti in ambiente di lavoro (asbesto, pesticidi, cloridrato di vinile, amine aromatiche, arsenico);
  • radiazioni ionizzanti (ultravioletti, radon, terapia radiante);
    chemioterapia citotossica (gli agenti alchilanti possono indurre leucemia);
  • fenacetina (tumori delle pelvi renali);
  • ormoni estrogeni (tumori dell’endometrio e del fegato);
  • ormoni estrogeni sintetici (il dietilstilbestrolo induce carcinoma della vagina);
  • ormoni androgeni (tumori del fegato);
  • infezioni batteriche (l’Helicobacter pylori è un fattore di rischio per il tumore gastrico);
  • infezioni fungine (lo Schistosoma haematobium è un fattore di rischio per il tumore della vescica);
  • infezioni virali (l’epatite B è associata spesso a carcinoma epatocellulare);
  • alcool.

È inoltre dimostrato che fattori dietetici (dieta ricca di grassi e di proteine animali) hanno un ruolo nello sviluppo dei tumori, in particolare di quello del colon. Fattori genetici sono coinvolti nel determinare il grado di suscettibilità di particolari individui a specifiche tipologie tumorali.
Il fatto che alcuni tumori siano riscontrati con un’elevata frequenza tra i membri di alcune famiglie è un fatto ormai acquisito. Tuttavia, fino a poco tempo fa, non si era ancora stabilito se a tale associazione facesse riscontro l’esposizione a fattori ambientali da parte dei membri della famiglia presa in esame (per esempio, tutti i maschi della famiglia che lavoravano nella stessa fabbrica) o semplicemente una predisposizione genetica. Studi approfonditi e l’analisi di storie familiari hanno dimostrato che il rischio di sviluppare certe forme di tumore ha una base genetica.
È stato possibile documentare un’associazione genetica in gruppi di pazienti colpiti da tumore della mammella, del colon, dell’ovaio, dell’endometrio, del pancreas, della prostata e da leucemie e linfomi.
La maggioranza degli individui affetti da tumore, comunque, non mostra alcun segno di un legame genetico. Per esempio, soltanto il 2-5 per cento delle donne che si ammalano di carcinoma dell’ovaio ha una storia familiare per quel tipo di patologia.

Diagnosi

La diagnosi di un tumore può avvenire in diverse fasi ed attraverso differenti metodologie.
Si distinguono una diagnosi precoce, una diagnosi delle recidive ed infine una diagnosi del tumore sintomatico.
La diagnosi precoce si ha quando il tumore viene individuato in una fase iniziale, quando ancora non vi sono metastasi. La scoperta può avvenire in modo casuale, durante un controllo medico per altre sintomatologie, o – come avviene sempre più spesso – attraverso gli appositi screening previsti per le patologie più diffuse, come la mammografia per il tumore del seno o il pap-test per il tumore del collo dell’utero.
La diagnosi delle recidive si effettua nell’ambito dei controlli cui devono sottoporsi le persone che già in precedenza si sono ammalate di tumore. Uno dei sistemi maggiormente utilizzati è quello dei marcatori tumorali, i cui livelli possono costituire la spia di una recidiva. La misurazione dei livelli avviene attraverso un semplice esame del sangue.
La diagnosi del tumore sintomatico, infine, consiste nell’individuazione di un tumore già allo stadio avanzato, proprio attraverso i sintomi che ormai lo stesso è in grado di produrre. La gravità del tumore sintomatico varia in base a caratteristiche genetiche ed in base alla sede o tessuto coinvolto.

Terapia

Sono diversi, oggi, i mezzi a disposizione per la cura dei tumori.
Oltre le più note chemioterapia (somministrazione di farmaci citotossici) e radioterapia (distruzione delle cellule malate attraverso raggi X), vengono utilizzate spesso anche la terapia ormonale (per i tumori cosiddetti ormono – sensibili, come quelli della mammella o della prostata), i farmaci biologici (sostanze solitamente prodotte anche dall’organismo) o gli inibitori della crescita tumorale (che interferiscono sulla comunicazione delle cellule impedendogli di moltiplicarsi).
In fase avanzata di studio vi sono anche dei vaccini (immunoterapia) in grado di risvegliare il sistema immunitario contro le cellule tumorali.

Chemioterapia

La chemioterapia utilizza farmaci in grado di distruggere le cellule tumorali con diversi meccanismi d’azione che bloccano la crescita cellulare e la sintesi del DNA e delle proteine.
Anche se la sua azione è rivolta alle cellule tumorali è inevitabile che vengano colpite anche le cellule sane del nostro organismo, soprattutto quelle che si riproducono velocemente: bulbi piliferi, midollo osseo, cellule di rivestimento mucose e cellule dell’apparato riproduttivo. Il tipo di farmaci ed il loro dosaggio, la via ed il tempo di somministrazione influenzano la comparsa dei principali effetti collaterali della chemioterapia, in ogni caso oggi sempre più controllabili.
La chemioterapia viene definita, in relazione al tempo di somministrazione:

  • neoadiuvante o primaria: si effettua prima dell’intervento chirurgico, generalmente per ridurre la massa tumorale;
  • adiuvante: si effettua dopo l’intervento chirurgico per aumentare le probabilità di cura in alcuni tumori come mammella, colon-retto e polmone;
  • palliativa: si effettua in presenza di metastasi ed ha come scopo la riduzione dei sintomi legati alla malattia.

Gli effetti collaterali della chemioterapia possono essere suddivisi, in base al tempo di comparsa rispetto al trattamento, in:

  • immediati, come la nausea o il vomito;
  • precoci, come l’anemia, la piastrinopenia, la leucopenia (riduzione numerica delle cellule del sangue), la mucosite e l’alopecia (perdita dei capelli);
  • tardivi, come l’azoospermia (perdita della capacità fertile), l’amenorrea (assenza del ciclo mestruale), la tossicità cardiaca e lo sviluppo di tumori secondari.

Consigli utili per ridurre gli effetti collaterali della chemioterapia

Alopecia (perdita dei capelli). È un effetto collaterale dal forte impatto psicologico. La caduta dei capelli è, comunque, sempre reversibile, anche se sia l’aspetto della capigliatura che il colore possono cambiare al momento della ricrescita. È opportuno consigliare l’uso di shampoo delicati e spazzole morbide oltre che di parrucche, foulard e copricapi.
Disturbi dell’appetito. La diminuzione dell’appetito si accompagna di frequente all’alterazione del senso del gusto e ne è una delle principali complicanze. Curare in modo particolare l’igiene orale, evitare cibi insipidi e marinare la carne possono essere astuzie efficaci per ovviare al problema.
Nausea e vomito. Alimentarsi poco e spesso, sciacquarsi frequentemente la bocca e stare in piedi almeno un’ora dopo i pasti aiuta a ridurre la nausea e può evitare il vomito.
Mucositi. Per prevenire la  mucosite (infiammazione delle mucose che rivestono gli organi interni) bisogna operare un controllo quotidiano del cavo orale, la pulizia con bicarbonato o colluttori e segnalare al medico ogni minimo arrossamento. È importante astenersi da alcool e fumo. In caso di mucosite può dare sollievo l’applicazione di ghiaccio o il consumo di gelati e bevande fredde.
Diarrea. La diarrea è facilmente evitabile prendendo gli adeguati accorgimenti, come evitare cibi irritanti e dividere i pasti in porzioni piccole e frequenti. Consigliato inoltre l’impiego di farmaci specifici
Tossicità ematologica. La prevenzione di problemi legati alla tossicità è possibile con una attenta valutazione di eventuali ecchimosi ed evitando farmaci che interferiscono con la coagulazione, oltre che le iniezioni intramuscolari e qualsiasi procedura chirurgica. Si consiglia l’uso di spazzolini morbidi e preferire il rasoio elettrico alle lamette.

Carcinoma della mammella

Il carcinoma della mammella è la neoplasia più frequente nel sesso femminile e, secondo le osservazioni più recenti, è in continuo aumento.
Nel 2011 il carcinoma mammario ha rappresentato la principale causa di morte per tumore nelle donne, con circa 12.000 decessi stimati, anche se dalla fine degli anni ’80 si è osservata una continua tendenza alla diminuzione di questi dati, dovuti ad una più alta sensibilizzazione ed anticipazione diagnostica, oltre che ai progressi terapeutici. Anche la sopravvivenza (a 5 anni dalla diagnosi) è in moderato ma costante aumento (dall’81 per cento delle donne ammalate nel 1990 si è arrivati all’87 per cento per quelle ammalate nel 2004).
Le cause della comparsa del carcinoma della mammella non sono state ancora completamente chiarite, per cui si deve concludere che tutte le donne sono a rischio.

Fattori di rischio

Sono stati condotti degli studi epidemiologici (l’epidemiologia è la scienza medica che studia le modalità di diffusione delle malattie) che hanno stabilito i principali fattori di rischio.
Il primo di questi fattori è l’età. Il rischio di ammalarsi di cancro mammario cresce con il passare degli anni: prima dei 30 anni è una malattia rara, fra i 30 e i 40 anni la probabilità di ammalarsi è del 4-5 per cento, dopo i 40 anni sale al 25 per cento e cresce progressivamente negli anni successivi.
La familiarità costituisce l’altro importante fattore. Un parente di primo grado (madre, sorella o figlia) ammalato di cancro al seno o all’ovaio sono un segnale da non sottovalutare. È consigliabile, in caso di familiarità anche indiretta (con parenti di secondo grado come zie, nonne o nipoti) sottoporsi al test genetico per verificare una eventuale mutazione dei geni BRCA-1 e BRCA-2.
Anche l’aver sofferto di un precedente cancro al seno o all’ovaio costituisce un fattore di rischio, pur essendo necessaria una distinzione tra ricaduta e possibilità di una nuova malattia.
La maternità, e più in generale l’intera vita ormonale della donna, è un ulteriore indicatore: non avere figli o averli avuti dopo i 30 anni costituisce un fattore di rischio, mentre  una gravidanza prima dei 21 anni e l’allattamento per almeno 6 mesi costituiscono una fattore di protezione Sembra inoltre esserci un rapporto inverso tra numero dei figli, incidenza e precocità del tumore, così come un menarca precoce o una menopausa tardiva sembrano predisporre maggiormente la donna alla malattia.
Lo stile di vita riveste un ruolo chiave. Obesità, dieta sbilanciata (alto consumo di carboidrati e grassi saturi), mancanza di esercizio fisico e fumo incidono in maniera determinante sulla possibilità di sviluppare i tumori. Anche alcune terapie aumentano i fattori di rischio, in particolare le terapie ormonali sostitutive basate su estroprogestinici sintetici e le radioterapie toraciche, specie se effettuate prima dei 30 anni.

Diagnosi

In genere, il cancro del seno si manifesta come un nodulo, una specie di rigonfiamento che cresce nel tempo, a volte è visibile, altre volte è possibile sentirlo al tatto, altre volte ancora è nascosto ed impercettibile. Per questo è necessaria, nella donna sopra i 30 anni, un’attenzione mirata, in modo da individuare subito ogni anomalia.
Anche su internet è possibile trovare indicazioni, spesso accompagnate da foto e filmati, sull’autoesame e l’autopalpazione che ogni donna può fare da sola, davanti allo specchio, una volta al mese, per controllare che non vi siano irregolarità o alterazioni.
In caso di sospetto, è bene rivolgersi ad un medico che eventualmente consiglierà una mammografia o un ago aspirato. L’insieme di queste precauzioni (visita medica, mammografia, ago aspirato) viene indicata come “test triplo” ed è ad oggi la procedura migliore per ottenere una diagnosi precisa.
Per approfondire eventuali dubbi si può fare ricorso a biopsia ed esame istologico e ai più recenti marker tumorali, ossia proteine prodotte proprio dalle cellule tumorali ed il cui livello nel sangue può segnalare la presenza di un cancro. Ad oggi sono stati identificati una decina di marker tumorali collegati al cancro della mammella.
Con la diagnosi di tumore si effettua anche la stadiazione dello stesso, ossia l’individuazione delle sue caratteristiche e della sua estensione, distinguendo diversi stadi della malattia (classificati per gravità da 0 a 4).

Prevenzione

Nel 2030 i malati di tumore potrebbero essere oltre 11 milioni e, più in generale, il cancro sarà la causa principale di tutti i decessi. La proiezione elaborata sulla base dei dati attuali potrebbe però subire una significativa inversione di tendenza, dovuta non solo ai progressi possibili nel campo della ricerca e della medicina, ma soprattutto alla possibilità di prevenire l’insorgere delle patologie tumorali, che potrebbe ridurre l’incidenza della malattia di circa il 40 per cento.
Se il numero dei casi tumorali è in costante crescita negli ultimi anni, è anche vero che, agendo preventivamente, si potrebbe ottenere facilmente una positiva riduzione dell’incidenza dei tumori; ad esempio, la grande maggioranza dei casi di tumore al polmone sono dovuti al fumo, il che significa che non fumando ed evitando il fumo passivo potrebbe ridurre il rischio del tumore al polmone.
I fattori di rischio possono essere distinti tra modificabili e non modificabili. Quelli non modificabili sono l’età, il sesso ed il patrimonio genetico, che giocano un ruolo primario nella possibilità di sviluppare il cancro. Ma ci sono anche i fattori di rischio modificabili, ossia ambiente e comportamento, che possono costituire la vera discriminante.
Seguire un regime alimentare ricco di frutta e verdura, povero di zuccheri raffinati e grassi industriali è la regola principale, valida per tutte le forme tumorali a qualsiasi età ed in ogni condizione di partenza. Lo stesso dicasi per un’attività fisica moderata e costante e più in generale uno stile di vita ordinato ed equilibrato. Poi intervengono le condizioni ambientali ed eventuali agenti infettivi, come ad esempio i virus del papilloma virus o dell’epatite B, che possono essere prevenuti o evitati attraverso specifici vaccini.
Anche dopo aver già affrontato un tumore è importante continuare con la prevenzione, per evitare ricadute (recidive) e metastasi. Di questa fase fanno anche parte le terapie adiuvanti, in grado di prolungare i tempi di salute e sopravvivenza in molti tipi di tumore.

Terapie

La scelta terapeutica per affrontare un carcinoma mammario dipende da vari fattori quali le dimensioni, la localizzazione e l’estensione del tumore, lo stadio della malattia, l’età della paziente e le sue condizioni generali. Attualmente le tecniche utilizzate sono:

  • Terapia primaria sistemica (neo-adiuvante): viene utilizzata per ridurre le dimensioni del carcinoma prima dell’intervento chirurgico, per facilitare l’asportazione e consentire un trattamento più conservativo.
  • Chirurgia: il tipo di intervento dipende dallo stadio della patologia e può riguardare solo la massa tumorale (lumpectomia o tumorectomia), con o senza l’asportazione dei linfonodi ascellari, o un segmento maggiore (quadrantectomia). Talvolta può rivelarsi necessario rimuovere l’intera mammella (mastectomia), con successivi interventi per la ricostruzione del seno. Solitamente, dopo l’intervento chirurgico, si procede con terapie adiuvanti come la radioterapia, terapia ormonale o chemioterapia.
  • Radioterapia: i raggi X servono a distruggere le cellule malate e vengono utilizzati per uccidere eventuali cellule tumorali residue.
  • Ormonoterapia: i farmaci con attività anti-ormonale (tamoxifene o inibitori dell’aromatasi) bloccano gli ormoni femminili che promuovono la crescita del tumore, inibendo recidive o fermando la crescita di metastasi.
  • Chemioterapia: i farmaci chemioterapici vengono utilizzati in tutte le fasi della malattia, come terapia neoadiuvante per ridurre la massa tumorale o come terapia adiuvante per colpire micrometastasi lontane dalla mammella al momento dell’intervento. Sono noti gli effetti collaterali della chemioterapia, ma è scientificamente dimostrata la sua attività con la  possibilità di aumentare la sopravvivenza.
  • Terapie target: costituiscono la nuova frontiera nella cura dei tumori e consistono in una farmacologia altamente specializzata basata sulla specifica malattia e sul singolo difetto molecolare, andando a colpire in maniera mirata i fattori biologici responsabili della crescita e della diffusione del tumore.

A cura di:
Flavia Longo (Oncologia Medica, Policlinico Umberto I, Roma)
Giovanni Mansueto (Oncologia Medica, ASL, Frosinone)


I pazienti oncologici e i loro parenti possono ricevere consigli presso i gruppi di auto-aiuto, le associazioni scientifiche e dei pazienti. In Italia sono attivi per esempio:

  • FAVO (Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia)
  • AIRC (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro)
  • LILT (Lega Italiana Lotta ai Tumori)
  • AIMaC (Associazione Italiana Malati di Cancro, Parenti e Amici)
  • Fondazione AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica)